Mese: Ottobre 2022

Giuseppe Valditara nuovo Ministro dell’Istruzione: la “ricetta” del merito nelle sperimentazioni del MIUR

Il prof. Giuseppe Valditara è il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito. 

Un nuovo Ministro e un nuovo nome per un Ministero che nessuno ambiva, si vocifera nei corridoi di palazzo.  

Un Ministero di destra che raccoglie il testimone di Bianchi (di sinistra) rispetto ad una definizione di Scuola che si allontana sempre più dal concetto di diritto di tutti per abbracciare quello di azienda dove solo i meritevoli vengono premiati?  

Il concetto di merito è un frutto succoso di cui è difficile definire il sapore.   

Come assicurare un’istruzione efficace che permetta a ciascuno  di far raggiungere il massimo delle proprie competenze senza inciampare nel fatto che gli insegnanti sono demotivati e continuamente sottoposti a stress psicofisico (mai sentito parlare di classi pollaio, oneri burocratici pesanti e  continui tagli alle risorse?).  

Proprio del prof. Valditara un disegno di legge del lontano 2008, il n. 636, che aveva ipotizzato un piano di valorizzazione del personale docente su base regionale (= Scuola federale) che passava attraverso corsi a cui gli insegnanti avrebbero assicurato la frequenza. Vi dice qualcosa?  

Patrizio Bianchi se ne è andato affrettandosi a firmare l’attuazione del progetto della Scuola di Alta Formazione. Il quadro è quindi facile da definire.  

Ora anche il sapore del merito assume note acri.  

Buon lavoro, Ministro, ma si ricordi anche del nostro, di lavoro.   

Prof.ssa Roberta Granata, segretaria nazionale FeNSIR- SADOC

LA NUOVA LEGISLATURA HA INIZIO. FeNSIR, VOGLIAMO UNA POLITICA PER LA SCUOLA DURATURA ED EQUA.

Giovedì 13 ottobre ufficialmente si insediava il nuovo parlamento, Camera e Senato, espressione sicuramente della volontà della maggioranza degli elettori, che per circa il 44%, ha dato al centro destra la sua fiducia risultando la coalizione con il maggior numero di voti. Dalle urne si ha avuto una chiara indicazione dunque per il futuro del Paese e che, per la prima volta in assoluto, vede a Capo di Governo una donna: Giorgia Meloni. Fin qui è la cronaca, ma la FeNSIR insieme al Sadoc e al SAIR, sindacati federati, ha riflettuto in modo approfondito sulle politiche scolastiche proposte, sia dell’attuale nuova maggioranza, sia della nuova e attuale opposizione.

“Auspichiamo – afferma Favilla, segretario generale della FeNSIR – che i nuovi parlamentari, ma soprattutto il nuovo Governo, abbia particolare e positiva attenzione alla Scuola e ai suoi lavoratori. Attenzione dal punto di vista contrattuale, destinando velocemente almeno il doppio dei fondi per il nuovo contratto rispetto al contratto che sta per chiudersi, tra l’altro già scaduto. Il nuovo inquilino di viale Trastevere dovrà immediatamente provvedere con un atto di indirizzo all’apertura del nuovo contratto del comparto Istruzione e Ricerca, destinando alla scuola fondi non solo sufficienti, ma che diano dignità al lavoro dei docenti  e del personale ATA. È assurdo pensare che un collaboratore scolastico all’inizio della carriera percepisca, con il taglio del cuneo fiscale poco più di 1100 euro e un docente della scuola primaria 1350 euro. Nel 2011 le parti sociali barattarono per l’assunzione di 67mila docenti e personale ATA, la fascia 3, lasciando un gap di ben 9 anni a stipendio base, siamo convinti che bisogna andare verso ad una nuova definizione delle fasce stipendiali, che accorcino per tutti e indistintamente, la carriera archiviando per sempre ogni forma alternativa e discriminante, camuffandola come valorizzazione del docente, il famoso docente esperto”.

La FeNSIR negli incontri con la politica ha sottolineato più volte la necessità di percorrere per la scuola un sentiero di giustizia ed equità. Di debellare il precariato, prima di tutto. Di trovare un sistema snello di assunzione del nuovo personale, di aumento dell’organico. Ridurre il numero degli alunni per classe, guardando non al dato generale, dove il risultato è frutto di una media statistica sommando le classi delle scuole dei piccoli comuni, con le classi iper affollate delle città. Ma guardare al territorio e ragionare in un’ottica di ottimizzazione mirata e non solo generica: il dato medio di 27 alunni per classe per le scuole secondarie di secondo grado, in presenza anche di BES che hanno necessità di attenzione speciale, non favorisce una didattica davvero inclusiva e attenta alle diversità di apprendimento, medesima situazione nella scuola primaria e secondaria di primo grado.

“Il nuovo Ministero dell’Istruzione – afferma Roberta Granata segretaria SADOC – dovrà avere attenzione non solo  al precariato, una vera e propria piaga, ma alla condizione generale della scuola e del lavoro di ciascun operatore. Deve essere garantito un salario dignitoso; un percorso certo nel reclutamento; una carriera lineare senza discriminazioni o differenziazioni salariali tra gradi di scuola”.

Dello stesso parere è Attilio Piacente segretario SAIR: “ I docenti di religione devono avere finalmente la giusta attenzione che meritano. Deve trovare immediata applicazione l’art. 47 comma 9 della legge 79/2022, almeno per il concorso straordinario. Il nuovo Ministro dell’Istruzione deve emanare immediatamente il decreto che precede il bando. Ma non è sufficiente, bisogna andare verso una politica che valorizzi l’IRC e che si superi definitivamente l’ora del nulla che, in modo particolare nelle regioni del centro nord, dove le percentuali di chi scegli l’uscita dalla scuola è preoccupante: la scuola non può continuare ad avvallare una scelta non  educativa”.

La FeNSIR ha ribadito fin da subito la necessità di rivedere il sistema complessivo dell’Istruzione. Le sue proposte derivano direttamente dalla base. È la base che chiede attenzione, non sono i sindacati a chiedere attenzione. La FeNSIR considera il rapporto diretto con i lavoratori della scuola la linfa vitale e la condizione necessaria per la propria azione sindacale. L’attenzione costante ai docenti di ogni ordine e grado e ai docenti di religione, senza trascurare il middle management, il personale ATA e tutti gli altri lavoratori, è alla base della propria politica. La FeNSIR non solo rivendica salari maggiori ma vuole riportare il contratto nuovamente tra i lavoratori.

“Allo stato attuale, continua Favilla, sappiamo che c’è una confronto all’Aran tra i sindacati rappresentativi e l’Amministrazione per il nuovo contratto del comparto Istruzione e Ricerca. Come è noto i ragionamenti vengono fatti su bozze e su proposte di tabelle, perché il lavoratore, che è il vero e proprio protagonista deve venire a conoscenza del contratto solo 30 giorni prima della firma definitiva? Perché i lavoratori non aderenti alle sigle rappresentative oppure gli stessi territoriali delle sigle rappresentative, devono rimanere all’oscuro di quanto viene detto fino alla fine della contrattazione, ma solamente informati, in modo confusionario, dai loro segretari nazionali e in modo difforme da un giorno all’altro? Chiediamo che la bozza del Contratto Collettivo Nazionale sia pubblico e che tutte le sigle sindacali, a prescindere dalla percentuali,  debbano essere informati e chiamati ad esprimere almeno le loro posizioni, indire assemblee per la discussione, proporre referendum: il contratto non è un affare privato di trattativa, ma deve coinvolgere, e oggi ci sono tutti i mezzi per poterlo fare, tutti i sindacati. Riteniamo la norma che vieta a chi sta al di sotto soglia del 5% di consenso avere informative, di usufruire della possibilità di assemblee durante l’orario di servizio anticostituzionale e contro il lavoratore e il rappresentante che sceglie nella sua libertà costituzionalmente garantita”.

La FeNSIR proporrà all’amministrazione normative a tutela del lavoratore e della sua libertà di scegliersi la rappresentanza e che la stessa abbia accesso alle informative e a poter depositare le proprie considerazioni sui Contratti generali oltre a libero dibattito nei luoghi di lavoro con assemblee in presenza, per profili ecc. Una politica per il cittadino deve garantire la più ampia partecipazione e il contratto ne è una parte di questa democrazia. Consideriamo anacronistico il modo di procedere la trattativa sui contratti di carattere generale con 5 o 6 rappresentanti, che giustamente possono continuare a farlo, ma l’amministrazione deve portare al tavolo anche le istanze provenienti dalle sigle minoritarie che hanno diritto di essere ascoltati ed interpellate.

Le proposte della FeNSIR sono ad ampio raggio come la proposta sindacale e il suo statuto, valorizzare la specificità dei lavoratori e dare voce a ciascuno nelle proprie prerogative, chiedendo che la nuova legislatura e il nuovo governo attuino una politica duratura ma soprattutto equa, rispettando tutto il personale della scuola e i suoi rappresentanti.

Ufficio Stampa

15/10/2022

Un concorso che non c’è o che non si vuole?

di Giuseppe Favilla*

Lo scorso 29 giugno veniva pubblicata la legge 79 che prevede all’art. 47 comma 9 la modifica dell’art. 1bis legge 159/2019, il famoso e contestato, giustamente, emendamento Toccafondi che prevedeva dopo beh 16 anni dal primo ed ultimo concorso del 2004, un concorso ordinario selettivo.

Il neo articolo 47 comma 9, di fatto, anche se non pienamente, dà una risposta al precariato. Si tratta di una risposta soddisfacente? Possiamo definire tale affermazione una risposta piena alle istanze del personale docente incaricato annuale, precario da lungo corso oppresso da una precarietà endemica? Assolutamente no, ma è stato accettato perché contiene una speranza: la graduatoria che si determinerà sarà ad esaurimento.

Contestato precedentemente perché non ho definito il risultato ottenuto (un concorso straordinario per il 50% dei posti liberi in organico) come eccellente, oggi più che mai convinto, che, ogni mese che passa, non solo si possa considerare non eccellente quanto ottenuto ma nemmeno un “risultato”, infatti ad oggi non si è ancora mosso nulla.

Il bando dovrà essere preceduto da due passaggi fondamentali: un decreto del Ministro dell’Istruzione e da una autorizzazione del contingente che, rispetto a quello del 2021, è cambiato e dunque non rispecchia più il numero effettivo dei posti liberi previsti nell’organico del 70%. I posti autorizzati il 20 luglio del 2021 erano 5116. Posti autorizzati per il solo concorso ordinario, dunque di certo, salvo deroghe, procedere ad una nuova autorizzazione di posti oppure dividere gli stessi tra concorso ordinario e straordinario. Sarà compito del Ministro o del Direttore generale. Di certo la norma di legge (art. 47 comma 9 lettera b) non prevede che il ministro dell’istruzione individui i posti messi a concorso ed esperienza vuole, sarà il ministro della Funzione Pubblica a richiedere il contingente da mettere a concorso, sia nel caso del concorso ordinario che straordinario.

Nella fase successiva, invece, sarà il Ministro, con proprio schema a chiedere una valutazione al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), a definire i limiti entro il quale il Direttore Generale dovrà poi emanare il bando. Tale Decreto Ministeriale, se passerà indenne, la valutazione da parte del CSPI,  considerando che quello che esprime il Consiglio è solo un parere non vincolante, sarà la base del bando e da lì a qualche settimana al massimo si inizierà la vera e propria procedura concorsuale e che dovrà, ma non è perentorio, chiudersi entro un periodo tale da permettere a partire dall’anno 2022/2023 (giuridico) l’assunzione dei docenti di religione a tempo indeterminato.

Dopo questa lunga e forse anche non entusiasmante premessa, mi domando: ma questi concorsi, ordinari e straordinari, si vogliono veramente? C’è una volontà politica ed ecclesiastica (non ecclesiale perché è altro)? Come mai nessun ordinario diocesano ha accolto favorevolmente oppure criticamente il provvedimento di modifica dell’art. 1bis? Come è possibile che ancora una volta, modificato il tutto, con Decreti Ministeriali che vengono pubblicati nonostante a breve si insedierà il nuovo governo, proprio lo schema del decreto per il bando non veda la luce? Ebbene sono domande legittime e soprattutto le risposte dovrebbero essere doverose e non fumose da parte di chiunque.

Il 10 ottobre, in qualità di segretario della Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca (FeNSIR) di concerto con il Segretario Nazionale del Sair – nuovo Sindacato Autonomo Insegnanti di Religione, invieremo una lettera di chiarimenti al Ministero dell’istruzione, perché riteniamo che sia giunto il momento di avere delle risposte dal governo e non solo una norma che si sta rivelando come la legge 186 ancora una volta una falsa speranza.

Non possiamo più aspettare. I docenti incaricati annuali, vittime di ingiustizia e disparità volutamente pianificata da chi è da anni  al governo, senza distinzione di colore politico, chiedono che sia inizio subito al percorso di stabilizzazione, quel percorso tracciato dalla legge 79/2022, che seppur non pienamente soddisfacente, di fatto è un primissimo passo per colmare le disparità.

*Segretario Generale FeNSIR

5 ottobre, giornata del docente di qualità, inclusivo e per l’apprendimento di tutti

L’Agenda 2030 al punto 4 pone l’attenzione alla dimensione dell’istruzione e dell’insegnamento in generale, mettendo al centro la professionalità dei docenti: “Un’istruzione di qualità è la base per migliorare la vita delle persone e raggiungere lo sviluppo sostenibile”.

Sul termine qualità e valorizzazione, ogni governo in carica, ha dato una propria interpretazione, più o meno creativa, più o meno efficace, ma per lo più non condivisa dagli 800 mila docenti di ogni ordine e grado di scuola.

Accanto alla qualità dell’insegnamento non possiamo non considerare anche la condizione economica nonché lo status proprio del docente, sempre più oppresso da una burocrazia prima cartacea adesso in formato digitale, che non è certo focalizzata sulla qualità dell’insegnamento, ma sull’adempimento che  spesso opprime il docente, assoggettato al controllo di qualche dirigente scolastico poco illuminato.

“La scuola – dichiara Giuseppe Favilla, segretario generale della FeNSIR – è un luogo di apprendimento reciproco; è una realtà nella quale il talento, la passione, la dedizione, l’amore per la cultura, l’attenzione per la diversità, l’inclusività dei soggetti deboli, devono essere l’elemento fondante e fondamentale. Possiamo avere qualità nell’insegnamento se un docente è insoddisfatto, stanco, oppresso dal dover fare più che dal dover essere? No di certo! Come sindacati, rappresentativi o non, abbiamo il diritto/dovere di segnalare lo stato di disagio del docente; abbiamo il diritto/dovere di risolvere e rendere l’ambiente di lavoro, non solo sicuro (e non è la mascherina o il protocollo covid a renderlo tale), un ambiente piacevole da frequentare e da vivere in sinergico scambio di idee, parole, progetti, perché seppur, sembra ormai desueto come termine, insegnare resta quella che è sempre stato: una vocazione”.

La Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca vuole andare verso questi obiettivi, gli stessi suggeriti dall’Agenda 2030, un insegnamento di qualità. Una qualità che passa attraverso anche la serenità del lavoratore, del professionista dell’insegnamento, una stabilità del rapporto del lavoro debellando ad ogni livello e per tutti i docenti, dai docenti della scuola dell’infanzia ai docenti della secondaria di secondo grado, includendo anche i docenti di religione cattolica, tecno pratici, personale educativo, ogni forma di precariato. Debellare anche la condizione precaria degli stipendi, troppo bassa per ogni profilo, superamento della distinzione tra gli stipendi dei docenti della scuola dell’infanzia/primaria con i docenti della secondaria di primo e secondo grado: l’impegno e la passione nell’insegnare non è diverso nei gradi. In tutti i settori è necessario il medesimo impegno e la stessa dedizione e tutti i docenti hanno la stessa e medesima funzione nonché obiettivo: formare i cittadini del futuro.

“Non possiamo dimenticare la professionalità con cui i docenti, tutti i docenti, senza distinzione di ruolo o non ruolo, conclude Favilla, attuano strategie inclusive per gli alunni con BES e non solo. Non è una novità. Lo si è sempre fatto anche quando non erano previsti PDP o PFP per la valorizzazione degli studenti atleti ecc. La scuola di oggi è migliore di quella di ieri? Possiamo trovare opinioni diverse, opinioni a favore e contro, ma di certo, il docente, chiamato non a riempire vasi, ma ad accendere un fuoco nei propri studenti e studentesse (cfr Plutarco), è stato sempre il professionista dell’innovazione, anche se radicato nella tradizione; è stato l’antesignano dell’inclusività, nonostante visioni più o meno contrastanti, anche sociali, dando strumenti elementari e garantendo, nei limiti di ciascun studente, il successo formativo. I docenti non dimentichino: ciò che sono e ciò che è la scuola oggi non è altro che il frutto buono, spero, di ciò che si è seminato nel passato”.

L’augurio della FeNSIR a tutti i docenti perché guardando al passato, leggendo la realtà presente, siano proiettati ad un futuro sempre qualitativamente elevato, inclusivo garantendo a tutti l’apprendimento non solo di contenuti, ma di uno stile di vita aperto all’altro, all’ambiente, al mondo intero.