di Raffaele Vitucci
Mercoledì 24 maggio sono stati pubblicati i dati inerenti alla mobilità del personale docente ed emerge un dato significativo ovvero che 17000 docenti della Lombardia hanno chiesto il trasferimento in altre Regioni.
17 mila non è il numero dei partecipanti ad un concerto, non è il numero di coloro che hanno preso parte ad una manifestazione, ma 17 mila sono i docenti che hanno scelto di lasciare quella Regione che per anni o mesi è stata la loro casa.
Un dato che attesta ed evidenzia una situazione preoccupante, un dato che si collega alle ultime proteste degli studenti universitari fuori sede.
La maggior parte dei trasferimenti hanno come meta il sud, ma tutto questo perché?
La risposta è semplice: il capro espiatorio è stato trovato, la motivazione di questo numero elevato di richieste è il carovita che colpisce la Lombardia, in particolar modo la città ambrogina e meneghina.
Il costo della vita ormai risulta essere troppo elevato, pensiamo agli affitti dove a Milano anche per una semplice stanza singola, tra l’altro in zone molto periferiche, ti ritrovi a pagare 600/700€ al mese, se sei fortunato altrimenti ti dovrai accontentare di un posto letto in una camera condivisa con uno sconosciuto.
A questo vanno aggiunte le spese per le varie utenze, aumentate a loro volta per il “rincaro bollette”, i costi per gli abbonamenti per i trasporti urbani ed interurbani e quelli anche per il cibo, dove i beni di prima necessità hanno subito un rialzo soprattutto nell’ultimo periodo.
Tutto questo trova conferma nella mia esperienza di vita in quanto sono un docente che vive da 5 anni a Milano. All’inizio la situazione era gestibile e riuscivo ad organizzare anche i risparmi, così da permettermi uno svago in più. Ma tutto questo nell’ultimo periodo è impensabile perchè al mio stipendio da 1500 euro va sottratto l’affitto, le utenze, l’abbonamento per usufruire della metro per muovermi all’interno della città, altrimenti non saprei come raggiungere scuola perchè pensare di avere un’auto qui a Milano ormai rimane un sogno, i soldi per acquistare cibo e alla fine mi ritrovo ad attendere il 23 del mese successivo con una somma molto ridotta rispetto a quello che riuscivo ad avere fino a qualche anno fa.
Come può un insegnante affrontare tutto questo con uno stipendio mensile di 1500€?
Un docente che vive in Lombardia fa fatica ed ecco che sceglie di lasciare tutto e tornare nella propria Regione, ma alcune volte non è facile lasciare tutto quello che si è costruito, dalle relazioni agli affetti personali, la casa dove ha vissuto per anni,le proprie abitudini.
Le principali mete richieste nelle mobilità risultano essere la Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, ma solo un terzo dei docenti ha ottenuto l’approvazione per il trasferimento.
Questa situazione chiede degli nterventi da parte dello Stato, chiede di frenare gli aumenti, chiede di rivedere la situazione sui canoni di locazione, chiede di rivedere gli stipendi dei docenti che sono coloro che sono chiamati a formare le nuove generazioni.
Tutto questo nell’ottica di incentivare i docenti pendolari ad accettare le cattedre e a rimanerci così da garantire anche la continuità didattica agli studenti.
Proprio su questo tema, ieri è intervenuto il Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara affermando che: «Dobbiamo cercare di trovare le risorse per valorizzare gli stipendi di tutti i docenti e occorre trovare incentivi affinché non ci sia la fuga di docenti. Penso anche a un piano della casa per pubblici dipendenti e insegnanti in particolare».
E proprio sul caso della Lombardia che è una delle Regioni più interessate dall’esodo dei docenti il Ministro ha detto: «Leggo che ci sono 17mila insegnanti in fuga dalla Lombardia: sono dati che emergono con evidenza – ha spiegato il Ministro – ma i nostri del ministero sono ancora più drammatici visto che in alcune zone c’è una scopertura del 32% di docenti».
Alla luce di tutto questo servirebbe un piano urgente per aiutare e sostenere i docenti fuori sede a pagare l’affitto così da poter permettere, ai singoli docenti e al personale della scuola in generale, di restare più a lungo nelle Regioni dove hanno ottenuto la cattedra o il posto come amministrativo o collaboratore scolastico, si potrebbe pensare anche a costruire nuovi appartamenti da affittare al personale fuori sede, come avviene per gli studenti che alloggiano all’interno di alloggi universitari, ovviamente ad un costo ridotto rispetto a quello di mercato.
Ovviamente sappiamo che questa situazione colpisce tutto il personale ata, quest’ultimo svolge un ruolo indispensabile nell’istituzione scolastica, che a sua volta si trova a dover affrontare un trasferimento al Nord, in quanto la disponibilità del posto di lavoro è maggiore rispetto al Sud.
Altra ipotesi di soluzione del problema legato al carovita potrebbe essere un canone calmierato in base al proprio reddito, in modo da permettere un livello di vita almeno sufficiente nelle Regioni dove il singolo docente è chiamato a trasferirsi.
Tante potrebbero essere le soluzioni ma per farlo ci vuole un intervento urgente da parte dello Stato, con investimenti congrui che dovrebbe tenere a cuore il benessere, anche economico, dei personale della scuola.
Non posso fare a meno che rivolgermi al Ministro dell’Istruzione: non c’è più tempo da perdere. Noi, docenti e personale della scuola, ce la mettiamo tutta nel nostro lavoro, nella nostra chiamata ad essere docenti o personale ata, nel seguire e nel formare gli studenti, nell’essere attenti ai vari problemi che colpiscono gli adolescenti e supportare il personale scolastico, le famiglia… tutta la comunità educante. Ma per continuare a farlo abbiamo bisogno che t questa situazione venga rivista altrimenti lo sconforto troverà la meglio e chissà quanti docenti e personale ata comincerà a pensare ad un piano b nella vita con un perdita irrimediabile di competenze acquisite e abilità ampiamente dimostrate.