Lo scorso 14 luglio è stata firmata l’ipotesi del nuovo Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Istruzione e Ricerca, firmato da cinque delle sei sigle maggiormente rappresentative.
“Un contratto che prevede nuove articolazioni riguardo il personale ATA e dei leggeri ritocchi agli aspetti professionali dei docenti, ma di certo un passo un avanti nel rendere un po’ più in linea con la parità giuridica” afferma Giuseppe Favilla, segretario generale della Fensir – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca.
L’anno iniziato da qualche giorno si presenta carico di aspettative soprattutto per il personale della scuola in attesa del nuovo concorso straordinario Ter che, secondo quanto previsto dal decreto autorizzativo pubblicato in gazzetta, prevede circa 35000 docenti tra posto normale e sostegno. I bandi attesi già a fine agosto ad oggi si rimane in attesa.
Si rimane anche in attesa della firma definitiva del contratto nazionale, un contratto che c’è, che dovrebbe già regolamentare il presente anno scolastico, ma che invece non si vede ancora. Si presume che entro la fine dell’anno possa essere firmato definitivamente, nel frattempo rimane pienamente in vigore il “vecchio” contratto. Possiamo però già definire “vecchio” anche il nuovo in quanto è già scaduto da quasi due anni. Non è una novità il contratto 2006-2008 è stato rinnovato dopo 10 anni e ha sortito pochissimi effetti dal punto di vista economico, così come l’ultimo contratto con un aumento complessivo lordo di poco più di 100 euro medi mensili.
La scuola continua comunque ad andare avanti in attesa sempre che l’Istruzione possa essere messa al centro con serietà e rispetto di tutte le categorie della scuola. Ancora oggi fanno rabbia gli stipendi del personale ATA, che si aggirano intono 1100 euro mensili netti; ma fa ancor più rabbia pensare che si possa andare ancora avanti con stipendi differenziati tra i gradi di scuola, come se il lavoro fosse meno gravoso tra un docente della scuola dell’infanzia con un docente della scuola secondaria di secondo grado, con l’aggravante che maggior lavoro corrisponde a minor retribuzione mensile (25 ore nell’infanzia e 18 ore nella secondaria).
Sappiamo bene che per risolvere il gap stipendiale occorrerebbero milioni e milioni di euro, ma prima o poi sarà necessario almeno intervenire sul carico di lavoro e perché no uguagliando l’orario di servizio della scuola infanzia e primaria a quello della secondaria, cioè a dire a 18 ore settimanali, si risolverebbero almeno le classi pollaio nella scuola dell’infanzia e primaria, sarebbe un primo passo. Sappiamo già quanto il lavoro nella scuola dell’infanzia e primaria sia usurante soprattutto per il carico di responsabilità nei confronti di bambine e bambini, sperare che si possa andare verso un alleggerimento dell’orario eguagliando alla scuola secondaria non è impossibile.
La Fensir aprirà una nuova stagione di rivendicazioni e di lotte, sia nei tribunali che nei confronti dell’Amministrazione che spesso risulta essere sorda alle legittime aspettative dei lavoratori.
La redazione