La recente introduzione dei corsi di specializzazione sul sostegno organizzati dall’INDIRE ha generato un acceso dibattito tra i vari attori del mondo scolastico italiano. Mentre alcuni vedono in questi percorsi una soluzione efficace per rispondere alla carenza di docenti specializzati, altri sollevano preoccupazioni riguardo alla qualità della formazione e alle implicazioni per chi ha seguito percorsi tradizionali.
Questi percorsi, destinati a docenti con almeno tre anni di servizio sul sostegno o in possesso di titoli esteri in attesa di riconoscimento, differiscono significativamente dal tradizionale TFA (Tirocinio Formativo Attivo) sia per struttura che per requisiti. Il TFA prevede un percorso di 60 CFU, con prove selettive, attività didattiche teoriche, tirocinio pratico di 300 ore e un esame finale complesso. Al contrario, i corsi INDIRE richiedono l’acquisizione di 30 CFU, con un impegno ridotto sia in termini di tempo che di contenuti. Questa discrepanza ha sollevato preoccupazioni tra i docenti già specializzati tramite TFA, i quali temono che l’equivalenza formale tra i due percorsi possa ridurre il valore e la qualità riconosciuta al loro titolo, creando disparità e mettendo in discussione la coerenza del sistema formativo.
Giuseppe Favilla, segretario generale della FeNSIR, ha espresso perplessità riguardo ai corsi INDIRE, sottolineando come questi rappresentino una sorta di “sconto” applicato ai percorsi di specializzazione, rischiando di compromettere la qualità della formazione. Favilla evidenzia inoltre che l’affidamento dei corsi all’INDIRE, originariamente competente in materia di documentazione e ricerca educativa, potrebbe non garantire gli standard formativi necessari per una preparazione adeguata degli insegnanti di sostegno.
Ha inoltre riconosciuto le critiche mosse da coloro che hanno ottenuto il TFA sostegno attraverso prove selettive rigorose, affermando:
“Siamo consapevoli delle critiche mosse da tutti coloro che hanno ottenuto il TFA sostegno a seguito di una prova preselettiva e una prova scritta e orale. Il nuovo percorso lascia l’amaro in bocca a molti docenti già specializzati. Per questo sono nati Comitati di docenti specializzati contro, ma non possiamo disconoscere che al contempo sono nati anche comitati a favore… una situazione difficile… una guerra tra poveri”
Favilla ha poi evidenziato il contesto normativo che sta accompagnando questa riforma, con il nuovo decreto sulla continuità didattica del docente di sostegno, una misura accolta positivamente da molti genitori e, in alcuni casi, dagli stessi studenti con disabilità. Tuttavia, ha sottolineato che questa situazione deve essere letta alla luce dei mutamenti sociali e della storia recente della scuola italiana, ricordando le numerose procedure assunzionali straordinarie con cui negli anni passati sono stati valorizzati professionisti dell’educazione con lunga esperienza sul campo.
“Risolvere il precariato non ce lo chiede solo l’Europa, ma è anche una questione di dignità.”
Il dibattito sui corsi INDIRE evidenzia una forte divisione tra chi ritiene necessario un percorso rapido per sanare la carenza di docenti specializzati e chi teme una svalutazione della qualità della formazione. Mentre alcuni vedono questa misura come un passo necessario per rispondere a esigenze immediate del sistema scolastico, altri la considerano un rischio per l’inclusione scolastica e la professionalità degli insegnanti di sostegno.
Per trovare un punto di equilibrio tra le diverse posizioni, la FeNSIR propone l’istituzione di un Tavolo Tecnico sulla Qualità dei corsi di Specializzazione sul sostegno, con il compito di individuare soluzioni condivise tra le parti in causa. Questo organismo dovrebbe riunire rappresentanti del Ministero dell’Istruzione, delle università, dei sindacati, delle associazioni di docenti e delle famiglie, al fine di garantire un percorso di formazione che tuteli la qualità della specializzazione, senza pregiudicare né i docenti già qualificati né l’urgenza di garantire insegnanti specializzati nelle scuole.