Il precariato nel settore dell’istruzione rappresenta una delle principali problematiche del sistema scolastico italiano. Da anni, il mondo della scuola si confronta con la difficoltà di garantire continuità didattica, stabilità lavorativa per gli insegnanti e un’organizzazione efficace delle risorse umane. Le nuove forme di reclutamento e le politiche di gestione del personale possono rappresentare un punto di svolta, ma richiedono interventi mirati e flessibili.

Secondo il Segretario Generale della FeNSIR, Giuseppe Favilla, “il precariato nella scuola è una realtà che durerà a lungo e se non si adotteranno delle modalità flessibili ed efficaci, tenderà ad aumentare soprattutto a causa della natalità e conseguente calo dell’organico di diritto”.

Questo fenomeno, infatti, è legato non solo a dinamiche di turnover e pensionamento, ma anche alle variazioni demografiche che incidono sul numero degli studenti e, di conseguenza, sulle esigenze di personale docente.

La Legge 107/2015 ha introdotto l’organico dell’autonomia, comprendente posti comuni, di sostegno e di potenziamento, con l’obiettivo di soddisfare le esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche. Tuttavia, col tempo, è emersa la necessità di rafforzare questo organico potenziato, estendendolo a tutte le discipline e adattandolo al fabbisogno specifico di ciascuna scuola. Questo permetterebbe di garantire una risposta più efficace alle necessità degli studenti, assicurando un profilo culturale in uscita che si differenzi nei diversi gradi di istruzione e formazione.

Un punto cruciale riguarda la distinzione tra organico di diritto e organico di fatto. L’organico di diritto viene stabilito annualmente in base alle previsioni sul numero di classi e alunni, mentre l’organico di fatto viene determinato in un secondo momento, tenendo conto delle variazioni effettive nelle iscrizioni e nelle esigenze didattiche. Questa distinzione, spesso causa di incertezza contrattuale per molti docenti, potrebbe essere ripensata per ridurre la precarietà e migliorare la stabilità del personale.

Per garantire la continuità didattica, è necessario un approccio che non si basi su imposizioni rigide, ma su politiche scolastiche in grado di prevenire abusi e rigidità eccessive nel sistema di reclutamento. La valorizzazione del personale docente deve essere un obiettivo prioritario, attraverso misure che consentano una maggiore programmazione e una migliore gestione delle risorse umane nelle scuole.

In questo contesto, il ruolo del Dirigente Scolastico diventa centrale. Un leader scolastico efficace non si limita alla gestione burocratica dell’istituto, ma deve essere in grado di valorizzare il team docente e stimolarlo attivamente nella partecipazione alla vita della scuola. Un dirigente che sappia fornire ai docenti non solo una vision chiara del progetto educativo, ma che sia in grado di indicare la strada giusta per realizzare una mission condivisa, diventa un elemento chiave per il successo dell’intera comunità scolastica.

“Un dirigente capace di ispirare il corpo docente e di creare un ambiente di lavoro stimolante e produttivo può fare la differenza nella qualità dell’istruzione offerta agli studenti”, conclude Favilla. “Solo attraverso una gestione oculata delle risorse umane, un potenziamento dell’organico adeguato alle esigenze della scuola e politiche scolastiche flessibili e lungimiranti, sarà possibile garantire un sistema educativo stabile ed efficace”.

Affrontare il precariato nel settore dell’istruzione richiede un approccio integrato che preveda il rafforzamento dell’organico potenziato, una revisione delle modalità di reclutamento e una leadership scolastica più attenta alla valorizzazione del personale docente. Solo attraverso queste azioni sarà possibile garantire una scuola di qualità, capace di rispondere alle sfide educative del futuro.