Negli ultimi anni, il mondo della scuola ha assistito a un crescente numero di ricorsi contro il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM). La stratificazione di dottrine giuridiche, spesso favorevoli a una parte del personale docente e sfavorevoli ad un’altra nonostante la parità di condizioni lavorative, ha reso necessaria un’azione legale diffusa per il riconoscimento dei diritti negati.

Il Segretario Generale della Fensir, Giuseppe Favilla, ha evidenziato come questa situazione stia creando enormi difficoltà amministrative: “Lo stratificarsi di dottrine favorevoli ad alcuni e contrari ad altri a parità di lavoro sta creando non poche difficoltà all’Amministrazione. Il filone non sembra però fermarsi. Ricordiamo il ricorso contro i reiterati contratti a termine. Milioni di euro sono stati già liquidati ai ricorrenti, ma il MIM si ostina a non risolvere in modo strutturale il problema”.

Il problema dei contratti a termine

Uno dei principali motivi di ricorso riguarda l’abuso dei contratti a tempo determinato. Molti docenti si trovano a subire una precarietà lavorativa che si protrae per anni, contravvenendo a quanto stabilito dalla normativa europea e nazionale in materia di lavoro. La giurisprudenza ha più volte riconosciuto l’illegittimità della reiterazione dei contratti a termine, obbligando il Ministero a risarcire i lavoratori danneggiati. Tuttavia, nonostante le ingenti somme già liquidate, il problema rimane irrisolto, costringendo migliaia di docenti a intraprendere la via legale per ottenere stabilizzazione e tutele adeguate.

Gli altri filoni di ricorso

Oltre ai contratti a termine, altri filoni di contenzioso giuridico stanno emergendo con forza:

  • Scatti stipendiali e ricostruzione di carriera: il mancato riconoscimento del servizio pre-ruolo ai fini della progressione economica ha portato numerosi docenti a ricorrere per ottenere il giusto inquadramento e il relativo adeguamento stipendiale. Questa disparità di trattamento tra docenti di ruolo e coloro che hanno maturato anni di esperienza prima della stabilizzazione ha generato una serie di ricorsi con esiti favorevoli. I ritardi stessi dell’Istituzione Scolastica nell’inquadrare correttamente il docente ha creato situazioni di disparità censurati dal giudice di primo grado.
  • Mobilità e assegnazioni provvisorie: le norme sulle assegnazioni territoriali sono spesso rigide e, in alcuni casi, discriminatorie. Molti insegnanti si trovano bloccati in sedi lontane dalla propria residenza senza la possibilità di ricongiungersi con la famiglia. I ricorsi in questo ambito mirano a garantire maggiore equità e rispetto delle esigenze personali e familiari, nonostante le ultime modifiche contrattuali, il problema rimane.
  • Immissioni in ruolo e graduatorie: le politiche ministeriali spesso penalizzano alcuni gruppi di docenti a favore di altri, creando situazioni di disparità nei percorsi di stabilizzazione. Molti ricorsi mirano a correggere queste ingiustizie, chiedendo il pieno rispetto dei criteri meritocratici e delle norme vigenti.
  • Mancato riconoscimento del servizio militare o servizio civile alla pari del servizio attivo a scuola (12 punti per i docenti e 6 punti per il personale ATA)

Perché ricorrere?

Di fronte all’inerzia ministeriale, i ricorsi rappresentano oggi uno dei pochi strumenti efficaci per ottenere il riconoscimento di diritti negati. La giurisprudenza recente ha dimostrato che, nella maggior parte dei casi, i docenti ottengono un esito favorevole, con risarcimenti economici e riconoscimenti di carriera. I tribunali amministrativi e del lavoro hanno più volte censurato la condotta del Ministero, riconoscendo ai docenti diritti che l’Amministrazione continua a negare.

Inoltre, la consapevolezza dei propri diritti e la volontà di farli valere rappresentano una forma di tutela collettiva che potrebbe portare a un cambiamento strutturale. Se sempre più insegnanti ricorressero alla giustizia per ottenere il rispetto delle normative, il MIM sarebbe costretto a rivedere le proprie politiche e ad adottare misure più eque e sostenibili.

Il peso economico dei ricorsi sul Ministero

Il continuo contenzioso legale sta avendo un impatto significativo sulle casse del Ministero. Ogni anno, milioni di euro vengono destinati al pagamento di risarcimenti e arretrati, risorse che potrebbero essere investite per migliorare la qualità dell’istruzione e la stabilizzazione dei docenti. Tuttavia, il MIM continua a perseverare in politiche inefficaci, alimentando il numero di cause legali anziché affrontare il problema alla radice.

L’assenza di soluzioni definitive da parte del MIM lascia aperta la strada ai ricorsi, che continuano a rappresentare l’unico strumento concreto per i lavoratori della scuola che vogliono vedere riconosciuti i propri diritti. La questione non può essere ignorata: è necessario un cambio di rotta da parte dell’Amministrazione, affinché le tutele non siano solo il frutto di una battaglia legale, ma un diritto garantito a tutti i docenti. La speranza è che il Ministero abbandoni la strategia dell’inerzia e affronti finalmente le criticità strutturali con provvedimenti chiari, equi e rispettosi delle professionalità che ogni giorno garantiscono il funzionamento della scuola pubblica.