Sta facendo discutere la nuova tornata del Concorso Docenti legato al PNRR, lanciata con l’obiettivo di reclutare migliaia di insegnanti nella scuola pubblica italiana. Se da un lato il Ministero dell’Istruzione e del Merito punta a snellire e velocizzare le assunzioni, dall’altro cresce il malcontento tra i sindacati per le modalità ritenute troppo selettive e penalizzanti, soprattutto per i docenti con anni di esperienza alle spalle.

A far discutere, in particolare, è il meccanismo che regola l’accesso alla prova orale. Sebbene il bando preveda il superamento di un punteggio minimo (70/100) nella prova scritta, l’accesso alla fase successiva non è garantito: passeranno infatti solo i candidati che rientreranno nel triplo dei posti disponibili. Tradotto: se per una classe di concorso ci sono 100 posti, andranno avanti solo i 300 candidati con i punteggi più alti. Anche chi ha ottenuto il minimo richiesto, ma si colloca al di sotto di quella soglia, resterà escluso.

Una scelta che ha scatenato la reazione della Fensir, la Federazione dei Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca, che definisce la modalità “del tutto inadeguata”.

“Se abbiamo 100 posti e verranno ammessi tre volte tanto i candidati con i voti migliori, vuol dire che se ci saranno 300 candidati e il voto più basso dei 300 è 80, chi ha ottenuto 70 – che è il minimo – non potrà accedere alla prova orale, così come è sempre accaduto nella storia dei concorsi”, spiega il segretario generale della Fensir, Giuseppe Favilla.

Favilla punta il dito contro un cambiamento che rischia di tagliare fuori centinaia di candidati, anche tra quelli con lunga esperienza nelle scuole italiane, colpevoli solo di non aver performato in un test a risposta multipla.

“Un test casuale può scaraventare in fondo alla graduatoria personale docente impegnato da anni nella scuola, impedendogli di accedere alla prova orale dove potrebbero finalmente dimostrare le proprie competenze”, aggiunge il segretario.

Il malcontento sindacale non è nuovo. Già nei mesi scorsi la Fensir aveva sostenuto la protesta degli idonei dei precedenti concorsi PNRR, chiedendo maggiore trasparenza, pubblicazione delle graduatorie complete e riconoscimento dell’idoneità anche per chi, pur non rientrando nei posti banditi, aveva superato tutte le prove.

Con la nuova tornata di concorsi in pieno svolgimento, il timore di molti è che si vada verso una selezione troppo rigida, che rischia di sacrificare merito e competenze reali sull’altare di un quiz.

Nel frattempo, il Ministero difende le proprie scelte in nome dell’efficienza. Ma la tensione resta alta. E con essa, la sensazione che ancora una volta a pagare il prezzo più alto siano i docenti e, di riflesso, la scuola.