Con l’emanazione della Circolare n. 8 del 7 aprile 2025, il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato ha ufficializzato l’applicazione delle misure contenute nella Legge di Bilancio 2025, in particolare quelle previste dai commi 822-830 dell’articolo 1. Si tratta di una manovra che, al di là dei tecnicismi contabili, ha ricadute pesantissime sulla qualità e l’efficacia del servizio scolastico pubblico.

La scuola, già messa a dura prova da anni di precarietà, riforme frammentarie e carenze croniche di personale, si ritrova ora a fronteggiare una delle più significative riduzioni di organico degli ultimi anni. Un provvedimento che colpisce al cuore il sistema educativo e che, come denuncia la Fensir, mette a rischio l’intera tenuta della comunità scolastica.

Cosa prevede la circolare: tagli mascherati da riorganizzazione

La circolare traduce operativamente l’indirizzo della Legge di Bilancio, secondo cui le amministrazioni pubbliche devono rivedere i fabbisogni di personale “realizzando recuperi di efficienza” attraverso processi di digitalizzazione e razionalizzazione. In concreto, significa meno assunzioni, meno personale, più servizi da svolgere con meno risorse.

Nel settore scolastico, i numeri sono inequivocabili:

  • 5.660 posti docenti in meno dall’anno scolastico 2025/2026, nell’organico dell’autonomia, ossia nei posti comuni e in quelli destinati al potenziamento dell’offerta formativa;
  • 2.174 posti ATA (personale amministrativo, tecnico e ausiliario) in meno a partire dal 2026/2027, a seguito di una revisione dei criteri di definizione dell’organico.

Questi tagli sono imposti a livello nazionale e vincolano il Ministero dell’Istruzione e del Merito a sopprimere i posti nelle dotazioni organiche e a versare al bilancio dello Stato i risparmi ottenuti, anziché reinvestirli nel sistema scolastico. È una scelta politica chiara: non migliorare l’efficienza, ma ridurre la spesa.

Le conseguenze: meno scuola per tutti

La riduzione del personale docente comporta l’aumento del numero di alunni per classe, con tutte le conseguenze negative che ciò implica:

  • minore attenzione educativa;
  • difficoltà nella gestione delle situazioni complesse (alunni BES, disabilità, disagio sociale);
  • calo della qualità didattica e del benessere in aula.

Parallelamente, il taglio al personale ATA compromette l’efficienza amministrativa, la sicurezza e l’assistenza quotidiana negli istituti. Segreterie già in affanno, laboratori senza supporto tecnico, plessi senza sorveglianza adeguata: scenari che molte scuole conoscono fin troppo bene.

A fronte di un calo demografico sbandierato come giustificazione, ci si dimentica che la qualità dell’istruzione non può essere parametrata solo al numero degli alunni, ma deve tener conto delle complessità educative, territoriali e sociali che le scuole affrontano ogni giorno.

Favilla (Fensir): “Un attacco frontale alla scuola pubblica”

Durissimo il commento del segretario generale della Fensir, Giuseppe Favilla, che evidenzia con forza le implicazioni di queste misure:

“Quanto stabilito dalla legge di bilancio arriva a veloce attuazione. Quanto bisogna rimanere ancora inerti di fronte all’ennesimo attacco contro la scuola? Non si tratta solo di una questione di tutela del personale della scuola, docente e ATA, ma di tutta la Comunità Educante. Si tratta di un attacco alla scuola pubblica! Tagliare il personale docente necessariamente comporta classi più affollate; tagliare il personale ATA, significa avere meno servizi e assistenza nella scuola. La Fensir non ci sta!”

Favilla pone l’accento su una verità troppo spesso ignorata: la scuola non è un’azienda, e non può essere gestita come tale. Non è una spesa da comprimere, ma un investimento sociale e culturale, da difendere e potenziare.

Un meccanismo rigido

La circolare impone alle amministrazioni scolastiche di:

  • ridurre la dotazione organica sulla base dei risparmi ottenuti da cessazioni di personale;
  • sopprimere posti per un valore finanziario pari ad almeno il 25% dei risparmi;
  • non reinvestire i fondi ma restituirli al bilancio statale.

Ogni taglio viene calcolato in base a precise voci retributive (stipendio, tredicesima, IVC, oneri riflessi), come se il personale fosse solo un costo da abbattere, ignorando completamente l’impatto umano, relazionale ed educativo.

È prevista una possibile rimodulazione delle riduzioni, ma solo a “invarianza finanziaria”. In sostanza: i numeri restano quelli, si può solo decidere dove tagliare di più o di meno. Un gioco a somma zero, senza vie d’uscita reali.

Una scuola pubblica sempre più povera e più sola

Quello che si delinea per il prossimo triennio è un progressivo svuotamento della scuola pubblica: meno organico, meno risorse, meno servizi. Il rischio è quello di spingere sempre più famiglie verso soluzioni alternative, accrescendo le disuguaglianze.

La circolare non è un semplice atto tecnico: è l’attuazione concreta di una visione politica. Una visione che considera l’istruzione non una priorità strategica, ma un comparto da alleggerire.

La risposta della Fensir: “Non ci stiamo”

La Fensir lancia un appello forte al mondo della scuola, alle istituzioni e all’opinione pubblica: non è più il tempo del silenzio. Servono mobilitazione, consapevolezza e una presa di posizione chiara da parte di tutti i soggetti coinvolti.

La scuola è il fondamento della democrazia, il primo presidio contro l’emarginazione e ogni forma di discriminazione. Operare riduzioni di personale, significa colpire al cuore la coesione sociale, il futuro delle nuove generazioni, la dignità di chi ogni giorno si impegna per educare e formare.

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