POLITICA SINDACALE

Ferie non godute ai precari: il Ministero si difende, la FENSIR contrattacca

Favilla (FENSIR): “La solita beffa ai danni dei più deboli. Ora basta!”

Con una circolare ministeriale prot. n. 75233 del 27/03/2025, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha fornito nuove indicazioni agli Uffici Scolastici Regionali in merito alla liquidazione delle ferie non godute da parte del personale docente assunto con contratto a tempo determinato.

Un intervento che arriva dopo numerose sentenze favorevoli ai lavoratori e orientamenti chiari della Corte di Cassazione, che ha stabilito – con ordinanze come la n. 16715/2024 e la n. 14268/2022 – che i docenti precari hanno diritto all’indennità per le ferie maturate e non fruite, a meno che l’amministrazione non dimostri di averli messi nelle condizioni di goderne realmente.

Il contesto normativo: tra Italia ed Europa

Il riferimento normativo principale rimane l’art. 5, comma 8, del DL 95/2012, che ha introdotto un divieto generale alla monetizzazione delle ferie per tutto il pubblico impiego, nell’ottica del contenimento della spesa pubblica. Tuttavia, una deroga inserita nella legge 228/2012 consente – solo al personale scolastico precario – la liquidazione delle ferie limitatamente ai giorni non fruibili per cause oggettive, come la breve durata dei contratti.

La Corte di Cassazione, in linea con il diritto europeo (direttiva 2003/88/CE e Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE), ha però ribadito che non si può presumere la fruizione automatica delle ferie durante la sospensione delle lezioni, se il docente non ha ricevuto una comunicazione chiara e tempestiva che lo invitasse a prenderle, con avvertimento espresso della loro possibile perdita.

La circolare del 27 marzo: responsabilità scaricate sui dirigenti

La risposta del Ministero è stata quella di scaricare la responsabilità gestionale sui dirigenti scolastici, invitandoli a notificare formalmente ai supplenti l’invito a godere delle ferie nei periodi di sospensione delle attività. In caso contrario – si legge nella circolare – non sarà possibile richiedere l’indennità sostitutiva.

Favilla (FENSIR): “Una beffa burocratica”

Il Segretario Generale della FENSIR – Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca, non ci sta:

Si tratta dell’ennesimo escamotage dell’amministrazione per giustificare una profonda ingiustizia. Tutti sappiamo che le ferie dei supplenti venivano spesso caricate nei periodi di sospensione didattica come Natale e Pasqua, e ciò senza un reale margine di scelta per i lavoratori.”
“È una norma figlia della spending review – aggiunge – che penalizza il personale a tempo determinato non solo sul piano contrattuale, ma anche umano: niente contratto fino al 31 agosto, ferie caricate in modo automatico, e nessuna reale parità di trattamento rispetto ai colleghi di ruolo. È una beffa nella beffa.

Un clima di tensione nelle scuole

A complicare ulteriormente il quadro, stanno emergendo segnalazioni gravi da parte dei lavoratori: in alcune scuole, i dirigenti scolastici pretendono la firma obbligatoria di presa visione delle circolari sulle ferie, e in caso di rifiuto minacciano sanzioni disciplinari. “Un atteggiamento che rischia di trasformarsi in abuso, poiché la presa visione non equivale a un’accettazione del contenuto si è messi a conoscenza di quanto comunicato dall’Amministrazione, ma la mancata presa visione non può trasformarsi in sanzione disciplinare: il personale in servizio conosce benissimo quali sono le proprie funzioni e responsabilità!” Conclude Favilla.

La FENSIR: “Basta ipocrisie. Servono tutele vere per i precari”

Per la FENSIR è tempo di interventi strutturali, non di norme tampone o cavilli burocratici. Il diritto alle ferie è un diritto fondamentale, riconosciuto dalla legislazione nazionale, comunitaria e dalla stessa Cassazione. Continuare a ignorare questa realtà significa accettare una scuola costruita sulla discriminazione e sulla precarietà sistemica. Inoltre se queste non sono godute devono tornare ad essere monetizzate in toto.

“Serve una svolta culturale e normativa – conclude Favilla –. Il precario non è un dipendente di serie B. Deve poter lavorare e vivere con dignità, senza dover ogni anno lottare per il riconoscimento di diritti basilari come le ferie retribuite.”

SCARICA QUI LA CIRCOLARE MINISTERIALE

Contratto scuola 2022-2024: aumenti minimi e arretrati dimezzati. Favilla (Fensir): “Servono risposte concrete, anche sui buoni pasto”

Mentre il contratto scuola 2022-2024 sembra essere avviato, cresce il malcontento tra il personale scolastico. Le attese di una svolta significativa sul fronte economico sembrano destinate a restare deluse. A lanciare l’allarme è Giuseppe Favilla, Segretario Nazionale della Fensir, che parla senza mezzi termini di “aumenti quasi impercettibili” e di arretrati fortemente ridimensionati.

Secondo Favilla, infatti, gli arretrati attesi saranno quasi dimezzati a causa dell’anticipo contrattuale già erogato nei mesi scorsi e della Indennità di Vacanza Contrattuale (IVC), che nel frattempo ha coperto parzialmente l’assenza del nuovo accordo. Il risultato? Un aumento mensile che, a conti fatti, si aggirerà sui 80-90 euro lordi, cifra che difficilmente potrà restituire dignità salariale a una delle categorie professionali più penalizzate del settore pubblico.

Aumenti ben al di sotto dell’inflazione

Si continua con una logica di piccoli passi, con aumenti dati a gocciole – denuncia Favilla – e calcolati su parametri ben lontani dalla realtà economica del Paese.” Il segretario della Fensir ricorda infatti come l’inflazione reale abbia raggiunto il 17%, mentre gli aumenti previsti dal contratto si fermano a un modesto 6%, lasciando di fatto inalterato (se non peggiorato) il potere d’acquisto dei lavoratori della scuola.

I docenti restano una categoria povera – continua – nonostante si tratti di una professione che richiede alta qualificazione, responsabilità, aggiornamento continuo. E lo stesso vale per il personale ATA, spesso dimenticato nei ragionamenti politici.”

Buoni pasto: serve una svolta, anche per la formazione

Accanto alla questione salariale, Favilla lancia una proposta concreta: monetizzare i buoni pasto trasformandoli in una voce accessoria non tassata, inserita direttamente in busta paga. “Oggi il personale scolastico non beneficia di un diritto basilare come quello al buono pasto – sottolinea – ma esistono modalità innovative che potrebbero cambiare la situazione.”

L’idea è quella di creare un “borsellino elettronico” o una card dedicata, che consenta al personale di utilizzare questa voce accessoria non solo per la consumazione dei pasti, ma anche per la formazione professionale, spesso totalmente a carico dei lavoratori. “Un assegno accessorio così anche per la formazione, erogato mensilmente per 12 mensilità, potrebbe ammontare a circa 300 euro al mese. Una cifra che, seppur vincolata nell’utilizzo, garantirebbe maggiore libertà e dignità al personale”.

“Bisogna studiare le modalità,” conclude Favilla, “ma l’idea di un buono flessibile, spendibile in maniera libera e tracciata, sarebbe una risposta concreta a bisogni reali: alimentazione, benessere, aggiornamento professionale.”

Il tempo delle promesse è finito

Il contratto scuola 2022-2024 rischia di diventare l’ennesima occasione mancata, con aumenti che non colmano il divario accumulato negli ultimi anni e senza misure innovative capaci di incidere sul benessere e sulla motivazione del personale. La proposta della Fensir sui buoni pasto e sulla formazione rappresenta un esempio di come si possa pensare in modo moderno e flessibile e possibile.

Per molti lavoratori della scuola, più che un rinnovo, questo sembra solo un compromesso al ribasso. E il rischio è che, in assenza di interventi strutturali, anche questo contratto finisca per generare più disillusione che soddisfazione.

Scuola e giustizia: i ricorsi contro il MIM come strumento per il riconoscimento dei diritti negati

Negli ultimi anni, il mondo della scuola ha assistito a un crescente numero di ricorsi contro il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM). La stratificazione di dottrine giuridiche, spesso favorevoli a una parte del personale docente e sfavorevoli ad un’altra nonostante la parità di condizioni lavorative, ha reso necessaria un’azione legale diffusa per il riconoscimento dei diritti negati.

Il Segretario Generale della Fensir, Giuseppe Favilla, ha evidenziato come questa situazione stia creando enormi difficoltà amministrative: “Lo stratificarsi di dottrine favorevoli ad alcuni e contrari ad altri a parità di lavoro sta creando non poche difficoltà all’Amministrazione. Il filone non sembra però fermarsi. Ricordiamo il ricorso contro i reiterati contratti a termine. Milioni di euro sono stati già liquidati ai ricorrenti, ma il MIM si ostina a non risolvere in modo strutturale il problema”.

Il problema dei contratti a termine

Uno dei principali motivi di ricorso riguarda l’abuso dei contratti a tempo determinato. Molti docenti si trovano a subire una precarietà lavorativa che si protrae per anni, contravvenendo a quanto stabilito dalla normativa europea e nazionale in materia di lavoro. La giurisprudenza ha più volte riconosciuto l’illegittimità della reiterazione dei contratti a termine, obbligando il Ministero a risarcire i lavoratori danneggiati. Tuttavia, nonostante le ingenti somme già liquidate, il problema rimane irrisolto, costringendo migliaia di docenti a intraprendere la via legale per ottenere stabilizzazione e tutele adeguate.

Gli altri filoni di ricorso

Oltre ai contratti a termine, altri filoni di contenzioso giuridico stanno emergendo con forza:

  • Scatti stipendiali e ricostruzione di carriera: il mancato riconoscimento del servizio pre-ruolo ai fini della progressione economica ha portato numerosi docenti a ricorrere per ottenere il giusto inquadramento e il relativo adeguamento stipendiale. Questa disparità di trattamento tra docenti di ruolo e coloro che hanno maturato anni di esperienza prima della stabilizzazione ha generato una serie di ricorsi con esiti favorevoli. I ritardi stessi dell’Istituzione Scolastica nell’inquadrare correttamente il docente ha creato situazioni di disparità censurati dal giudice di primo grado.
  • Mobilità e assegnazioni provvisorie: le norme sulle assegnazioni territoriali sono spesso rigide e, in alcuni casi, discriminatorie. Molti insegnanti si trovano bloccati in sedi lontane dalla propria residenza senza la possibilità di ricongiungersi con la famiglia. I ricorsi in questo ambito mirano a garantire maggiore equità e rispetto delle esigenze personali e familiari, nonostante le ultime modifiche contrattuali, il problema rimane.
  • Immissioni in ruolo e graduatorie: le politiche ministeriali spesso penalizzano alcuni gruppi di docenti a favore di altri, creando situazioni di disparità nei percorsi di stabilizzazione. Molti ricorsi mirano a correggere queste ingiustizie, chiedendo il pieno rispetto dei criteri meritocratici e delle norme vigenti.
  • Mancato riconoscimento del servizio militare o servizio civile alla pari del servizio attivo a scuola (12 punti per i docenti e 6 punti per il personale ATA)

Perché ricorrere?

Di fronte all’inerzia ministeriale, i ricorsi rappresentano oggi uno dei pochi strumenti efficaci per ottenere il riconoscimento di diritti negati. La giurisprudenza recente ha dimostrato che, nella maggior parte dei casi, i docenti ottengono un esito favorevole, con risarcimenti economici e riconoscimenti di carriera. I tribunali amministrativi e del lavoro hanno più volte censurato la condotta del Ministero, riconoscendo ai docenti diritti che l’Amministrazione continua a negare.

Inoltre, la consapevolezza dei propri diritti e la volontà di farli valere rappresentano una forma di tutela collettiva che potrebbe portare a un cambiamento strutturale. Se sempre più insegnanti ricorressero alla giustizia per ottenere il rispetto delle normative, il MIM sarebbe costretto a rivedere le proprie politiche e ad adottare misure più eque e sostenibili.

Il peso economico dei ricorsi sul Ministero

Il continuo contenzioso legale sta avendo un impatto significativo sulle casse del Ministero. Ogni anno, milioni di euro vengono destinati al pagamento di risarcimenti e arretrati, risorse che potrebbero essere investite per migliorare la qualità dell’istruzione e la stabilizzazione dei docenti. Tuttavia, il MIM continua a perseverare in politiche inefficaci, alimentando il numero di cause legali anziché affrontare il problema alla radice.

L’assenza di soluzioni definitive da parte del MIM lascia aperta la strada ai ricorsi, che continuano a rappresentare l’unico strumento concreto per i lavoratori della scuola che vogliono vedere riconosciuti i propri diritti. La questione non può essere ignorata: è necessario un cambio di rotta da parte dell’Amministrazione, affinché le tutele non siano solo il frutto di una battaglia legale, ma un diritto garantito a tutti i docenti. La speranza è che il Ministero abbandoni la strategia dell’inerzia e affronti finalmente le criticità strutturali con provvedimenti chiari, equi e rispettosi delle professionalità che ogni giorno garantiscono il funzionamento della scuola pubblica.

Scuole innovative: la proposta di un “college linguistico” all’inglese di Giuseppe Favilla (Fensir)

Valorizzare il personale educativo e ripensare gli spazi: un modello possibile per l’Italia

In un sistema scolastico sempre più sotto pressione, tra cambiamenti normativi, carenze strutturali e nuove esigenze formative, emerge con forza la necessità di ripensare radicalmente il modo in cui si fa scuola in Italia. A lanciare una proposta concreta in questa direzione è Giuseppe Favilla, segretario nazionale della Fensir (Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca), con l’idea di creare un vero e proprio “college linguistico” ispirato al modello anglosassone, una struttura moderna, innovativa e altamente specializzata nello studio delle lingue.

Secondo Favilla, è tempo di uscire dalla logica della scuola generalista per abbracciare un modello tematico, immersivo e progettuale, capace di dare centralità all’apprendimento linguistico e, soprattutto, di valorizzare il personale educativo, una risorsa spesso dimenticata ma fondamentale nell’accompagnare lo studente non solo dal punto di vista didattico, ma anche umano e relazionale.

“Il personale educativo è oggi quasi invisibile nel dibattito scolastico – spiega Favilla – eppure è una figura chiave nel supporto alla didattica, nella mediazione, nell’inclusione e nella costruzione di un ambiente scolastico sano e motivante. Un college linguistico può essere lo spazio in cui queste competenze trovano finalmente riconoscimento e valorizzazione.”

Una struttura unica, moderna e funzionale

Il progetto di “college linguistico” non si limita alla dimensione didattica: richiede una nuova visione anche in termini di spazi, architetture e organizzazione. Favilla sottolinea la necessità di una struttura unica, moderna, funzionale e coerente con gli obiettivi formativi, dotata di aule multimediali, laboratori linguistici, ambienti di apprendimento flessibili, residenze per ospiti stranieri, e spazi comuni pensati per favorire la vita scolastica e l’interazione multiculturale.

In quest’ottica, la Provincia di Bergamo e l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia potrebbero giocare un ruolo fondamentale, promuovendo, insieme al mondo scolastico, un nuovo modello edilizio e organizzativo. Il tutto con l’obiettivo di far nascere non solo una nuova scuola, ma un polo linguistico e culturale di riferimento a livello nazionale.

Il Liceo Linguistico “Falcone” di Bergamo come proposta concreta

All’interno di questa visione, il Liceo Linguistico “Giovanni Falcone” di Bergamo rappresenta una realtà che potrebbe  raccogliere la sfida. Con un’offerta formativa che spazia dalle lingue europee alle lingue orientali (arabo, cinese, giapponese, coreano e russo), il liceo si configura come candidato naturale per sperimentare il modello di college linguistico.

La proposta prevede un ripensamento complessivo dell’istituto, degli spazi e dell’organizzazione, in collaborazione con la Provincia e l’USR Lombardia. L’obiettivo non è solo migliorare l’insegnamento linguistico già altamente qualificato, ma costruire un ambiente educativo capace di rispondere alle esigenze formative di una generazione sempre più globale, offrendo strumenti linguistici, culturali e metodologici all’altezza del mondo che cambia.

“Non stiamo parlando di un sogno irrealizzabile – sottolinea Favilla – ma di una risorsa concreta, non solo strutturale, ma culturale. Un investimento che arricchirebbe non solo la scuola, ma l’intero territorio, e darebbe un segnale forte di visione e progettualità nel campo dell’istruzione.”

Una scuola che guarda al futuro

La proposta del college linguistico, con la sperimentazione a Bergamo, si candida così a diventare un modello di scuola nuova, che unisce eccellenza linguistica, valorizzazione del personale, progettualità educativa e apertura internazionale. Un’idea che potrebbe segnare un punto di svolta per l’intero sistema scolastico italiano, dimostrando che innovare è possibile, se si ha il coraggio di immaginare, collaborare e costruire.

Fensir denuncia ritardi nell’erogazione della Carta del Docente: “Inaccettabile l’inadempienza del Ministero”

Il Sindacato Fensir lancia l’allarme sui ritardi nell’erogazione della Carta del Docente, nonostante centinaia di sentenze favorevoli ottenute. Molti insegnanti attendono da oltre un anno l’accredito del bonus spettante, nonostante la notifica delle decisioni all’Amministrazione, in particolare agli Uffici Scolastici Regionali (USR) e al Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM).

Sentenze favorevoli, ma liquidazioni ferme

La Carta del Docente, istituita dalla legge 107/2015, garantisce un bonus annuale di 500 euro per la formazione e l’aggiornamento dei docenti di ruolo. Tuttavia, varie pronunce giudiziarie, tra cui quella del Consiglio di Stato n. 1842/2022, hanno stabilito che anche i docenti precari hanno diritto a questo beneficio. Nonostante ciò, le richieste continuano a rimanere inevase, generando una situazione di stallo che penalizza centinaia di lavoratori della scuola.

Il Ministero non adempie, aumentano i costi per l’Amministrazione

Secondo la Fensir, i ritardi nell’erogazione sarebbero legati a difficoltà burocratiche e all’assenza di un’efficace programmazione da parte del Ministero. In alcune realtà si sta già procedendo con ricorsi di ottemperanza per obbligare l’Amministrazione a rispettare le sentenze. Questi procedimenti, oltre a prolungare i tempi, stanno facendo lievitare i costi per lo Stato, che si trova costretto a risarcire anche le spese legali per l’inadempienza.

Favilla (Fensir): “Serve rispetto per la giustizia e i docenti”

Il Segretario Generale del Fensir, Giuseppe Favilla, esprime forte preoccupazione per la situazione:
“Siamo di fronte all’ennesima mancanza di attenzione verso la giustizia e verso chi ha ottenuto un diritto. È impensabile che, dopo 12 o 18 mesi dalla sentenza, il Ministero non abbia ancora adempiuto a quanto stabilito dal giudice.”

Il sindacato ribadisce la necessità di un intervento immediato affinché i docenti possano ricevere quanto loro spetta, evitando ulteriori contenziosi che appesantiscono il sistema giudiziario e i bilanci pubblici.

Fensir: “Serve una riforma strutturale e per tutti i docenti: la formazione è per tutti, senza limite temporale dei contratti”

Oltre alla richiesta di immediata esecuzione delle sentenze, il Fensir sottolinea la necessità di una riforma che garantisca l’accesso alla Carta del Docente a tutti gli insegnanti, senza discriminazioni tra personale di ruolo e precario, al 31 agosto, 30 giugno o supplenti. Solo così si potrà assicurare pari opportunità di formazione per l’intero corpo docente e la possibilità, per alcuni di potersi maggiormente specializzarsi a beneficio delle future generazioni.

Il sindacato invita il Ministero a rispettare le decisioni giudiziarie e a trovare una soluzione tempestiva per evitare un’escalation di ricorsi, che comporterebbe un’ulteriore perdita di tempo e di risorse pubbliche.

Il dibattito sulla specializzazione INDIRE per il sostegno: pro e contro

La recente introduzione dei corsi di specializzazione sul sostegno organizzati dall’INDIRE ha generato un acceso dibattito tra i vari attori del mondo scolastico italiano. Mentre alcuni vedono in questi percorsi una soluzione efficace per rispondere alla carenza di docenti specializzati, altri sollevano preoccupazioni riguardo alla qualità della formazione e alle implicazioni per chi ha seguito percorsi tradizionali.

Questi percorsi, destinati a docenti con almeno tre anni di servizio sul sostegno o in possesso di titoli esteri in attesa di riconoscimento, differiscono significativamente dal tradizionale TFA (Tirocinio Formativo Attivo) sia per struttura che per requisiti. Il TFA prevede un percorso di 60 CFU, con prove selettive, attività didattiche teoriche, tirocinio pratico di 300 ore e un esame finale complesso. Al contrario, i corsi INDIRE richiedono l’acquisizione di 30 CFU, con un impegno ridotto sia in termini di tempo che di contenuti. Questa discrepanza ha sollevato preoccupazioni tra i docenti già specializzati tramite TFA, i quali temono che l’equivalenza formale tra i due percorsi possa ridurre il valore e la qualità riconosciuta al loro titolo, creando disparità e mettendo in discussione la coerenza del sistema formativo.

Giuseppe Favilla, segretario generale della FeNSIR, ha espresso perplessità riguardo ai corsi INDIRE, sottolineando come questi rappresentino una sorta di “sconto” applicato ai percorsi di specializzazione, rischiando di compromettere la qualità della formazione. Favilla evidenzia inoltre che l’affidamento dei corsi all’INDIRE, originariamente competente in materia di documentazione e ricerca educativa, potrebbe non garantire gli standard formativi necessari per una preparazione adeguata degli insegnanti di sostegno.

Ha inoltre riconosciuto le critiche mosse da coloro che hanno ottenuto il TFA sostegno attraverso prove selettive rigorose, affermando:

“Siamo consapevoli delle critiche mosse da tutti coloro che hanno ottenuto il TFA sostegno a seguito di una prova preselettiva e una prova scritta e orale. Il nuovo percorso lascia l’amaro in bocca a molti docenti già specializzati. Per questo sono nati Comitati di docenti specializzati contro, ma non possiamo disconoscere che al contempo sono nati anche comitati a favore… una situazione difficile… una guerra tra poveri”

Favilla ha poi evidenziato il contesto normativo che sta accompagnando questa riforma, con il nuovo decreto sulla continuità didattica del docente di sostegno, una misura accolta positivamente da molti genitori e, in alcuni casi, dagli stessi studenti con disabilità. Tuttavia, ha sottolineato che questa situazione deve essere letta alla luce dei mutamenti sociali e della storia recente della scuola italiana, ricordando le numerose procedure assunzionali straordinarie con cui negli anni passati sono stati valorizzati professionisti dell’educazione con lunga esperienza sul campo.

“Risolvere il precariato non ce lo chiede solo l’Europa, ma è anche una questione di dignità.”

Il dibattito sui corsi INDIRE evidenzia una forte divisione tra chi ritiene necessario un percorso rapido per sanare la carenza di docenti specializzati e chi teme una svalutazione della qualità della formazione. Mentre alcuni vedono questa misura come un passo necessario per rispondere a esigenze immediate del sistema scolastico, altri la considerano un rischio per l’inclusione scolastica e la professionalità degli insegnanti di sostegno.

Per trovare un punto di equilibrio tra le diverse posizioni, la FeNSIR propone l’istituzione di un Tavolo Tecnico sulla Qualità dei corsi di Specializzazione sul sostegno, con il compito di individuare soluzioni condivise tra le parti in causa. Questo organismo dovrebbe riunire rappresentanti del Ministero dell’Istruzione, delle università, dei sindacati, delle associazioni di docenti e delle famiglie, al fine di garantire un percorso di formazione che tuteli la qualità della specializzazione, senza pregiudicare né i docenti già qualificati né l’urgenza di garantire insegnanti specializzati nelle scuole.

Mobilità 2025/26: chi può presentare domanda? Vincolo triennale e deroghe al vincolo

Analizziamo quali sono i vincoli alla mobilità dei docenti e le relative deroghe previste dal nuovo Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) valido per il triennio 2025/2028.

Vincoli triennali

Sono individuati due principali vincoli che limitano la possibilità di presentare domanda di mobilità:

  1. Vincolo su domanda di mobilità soddisfatta: questo vincolo riguarda i docenti che, avendo espresso una specifica sede nella domanda di mobilità territoriale o professionale, sono stati soddisfatti su tale scuola. In questo caso, non è possibile presentare una nuova domanda di mobilità per il triennio successivo.
  2. Vincolo triennale per i neoimmessi in ruolo: questo vincolo si applica a tutti i docenti assunti a tempo indeterminato o con contratto a tempo determinato finalizzato al ruolo a partire dall’anno scolastico 2023/2024. Questi docenti devono rimanere nella scuola di assegnazione per almeno tre anni, incluso il periodo di prova.

Deroghe ai vincoli

Il CCNI prevede specifiche deroghe che consentono ai docenti vincolati di partecipare alle procedure di mobilità. Le principali categorie che beneficiano di queste deroghe includono:

  • Genitori di figli minori di 16 anni: i docenti con figli che compiono 16 anni tra il 1° gennaio e il 31 dicembre dell’anno in cui si presenta la domanda possono beneficiare della deroga. Per i genitori adottivi o affidatari, la deroga si applica entro sedici anni dall’ingresso del minore in famiglia e comunque non oltre il raggiungimento della maggiore età.
  • Docenti con disabilità o che assistono familiari disabili: sono previste deroghe per coloro che si trovano nelle condizioni indicate negli articoli 21 e 33, commi 3, 5 e 6, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero per chi fruisce dei riposi e permessi previsti dall’art. 42 del decreto legislativo 151/2001.
  • Coniuge, parte di un’unione civile o convivente di fatto di soggetto con disabilità grave: la deroga si applica anche in questo caso, garantendo la possibilità di partecipare alle procedure di mobilità.
  • Figli di genitori ultrasessantacinquenni: i docenti figli di genitori che compiono 65 anni tra il 1° gennaio e il 31 dicembre dell’anno in cui si presenta la domanda possono beneficiare della deroga, indipendentemente dall’eventuale invalidità del genitore.

Queste deroghe sono state introdotte per garantire una maggiore flessibilità nelle procedure di mobilità, tenendo conto delle diverse esigenze personali e familiari dei docenti.

Le dichiarazioni della Fensir sulla mobilità

Sulla questione della mobilità dei docenti e del vincolo triennale, è intervenuto Giuseppe Favilla, Segretario Generale della Fensir, il quale ha dichiarato:

“Le domande di mobilità rappresentano un momento essenziale della professione docente o ATA. Inseriti nei ruoli regionali e assegnati a province o scuole lontane dai propri familiari o affetti, spesso si rende necessario interrompere la continuità didattica per ricongiungersi ai propri cari o, perché no, trovare un ambiente vitale che valorizzi la professionalità di ciascuno. Per questo diciamo di no ad ogni forma di vincolo, perché lesivo della libertà personale e professionale e soprattutto, talvolta, diventa causa di stress incidendo pesantemente sulla stessa professione. Auspichiamo per il futuro che il MIM recepisca questa necessità di libertà per il bene degli studenti affidati alla formazione e guida dei docenti”.

Le parole del Segretario Generale della Fensir evidenziano le difficoltà e le criticità dei vincoli imposti alla mobilità dei docenti, auspicando un futuro in cui si possa garantire una maggiore libertà di scelta ai professionisti della scuola.

CARTA DOCENTI: Permanente per i docenti al 31 agosto, dubbi per gli incaricati al 30 giugno.

La Legge di Bilancio 2024, approvata nelle scorse ore, ha introdotto dopo nove anni dalla sua istituzione il beneficio della Carta del docente anche ai supplenti annuali su posto vacante (scadenza 31 agosto)

I precedenza era stata introdotta solo come un tantum nel 2023, è ora resa strutturale e si applica anche a chi ricopre incarichi annuali fino al 31 agosto. 

Con un importo massimo di 500 euro all’anno, il provvedimento risponde a una sentenza della Corte di Giustizia Europea, che ha dichiarato non conforme la limitazione del beneficio ai soli docenti di ruolo. Scopriamo le principali novità e implicazioni di questa estensione.

L’importo non è più fissato per legge a 500 euro, ma di anno in anno con Decreto Ministeriale, il suo importo varierà. Ci si domanda se tale scelta sia legata ad un’ottica di risparmio o solamente legato al finanziamento limitato a 60 milioni di euro.

Al momento sembrano rimanere esclusi i docenti supplenti temporanei e i colleghi al 30 giugno e ovviamente anche il personale ATA.

La nostra organizzazione sindacale supporterà i colleghi con contratti al 30 giugno a far valere il diritto alla carta docenti presso i tribunali italiani.

ADERISCI AI RICORSI CARTA DEL DOCENTE

Fensir Milano-Monza: la prima Assemblea Sindacale. Discussione su contratti, tutele e ricorsi

In un doppio appuntamento con le scuole secondarie e con la scuola primaria, giovedì scorso si è tenuta la prima assemblea sindacale Fe.N.S.I.R Milano a cui hanno partecipato numerosi docenti. Durante gli incontri che si sono svolti presso l’auditorium della scuola I.P. Kandinskij e quello del plesso Baroni (I.C.Arcadia), abbiamo toccato i temi fondamentali che riguardano il mondo scuola: le condizioni di lavoro, le tutele del personale scolastico e le problematiche legate alla gestione delle risorse umane nel settore educativo.

Situazione contrattuale attuale: criticità e prospettive

L’assemblea si è aperta con un’analisi della situazione contrattuale del personale scolastico.
I rappresentanti sindacali hanno esaminato le criticità derivanti dal rinnovo del contratto collettivo nazionale, che continua a non rispondere adeguatamente alle esigenze di aggiornamento professionale e di valorizzazione del personale. La questione salariale è stata, come sempre, un tema centrale e fortemente dibattuto con gli iscritti: nonostante qualche incremento, i salari degli insegnanti e del personale ATA restano ancora al di sotto degli standard europei, soprattutto considerando il livello di formazione richiesto e il sempre maggiore carico di lavoro quotidiano.

Tutele per il personale di ruolo e non di ruolo

La situazione dei supplenti e dei precari è stata una delle principali preoccupazioni emerse dalla numerosa platea. Noi Fe.N.S.I.R abbiamo ribadito con forza l’impegno preso con i nostri iscritti nel rivendicare la garanzia di pari diritti e tutele per tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro status contrattuale.

Nonostante alcuni progressi, infatti, il personale non di ruolo continua a essere più vulnerabile, soprattutto in termini di stabilizzazione contrattuale, accesso a ferie e permessi e, non ultimo, ai benefici previdenziali. È stato sottolineato che il sistema delle supplenze, purtroppo, non offre le stesse garanzie di sicurezza e protezione sociale previste per i colleghi di ruolo. Fe.N.S.I.R ha chiesto misure concrete per estendere le tutele anche ai lavoratori precari, primo fra tutti la stabilizzazione del lavoro.

Ferie per il personale non di ruolo

La questione delle ferie per il personale non di ruolo ha rappresentato un tema caldo e ampiamente dibattito durante le assemblee. Fe.N.S.I.R. da sempre si batte a fianco dei suoi iscritti e i suoi rappresentanti meneghini hanno evidenziato, ancora una volta, come troppo spesso i supplenti non riescano a godere pienamente dei loro diritti alle ferie, a causa di difficoltà logistiche legate alla gestione delle sostituzioni e all’incertezza del contratto.

A questo proposito, un gruppo di iscritti ha sollevato dubbi riguardo la corretta applicazione delle normative relative alle ferie per i precari. Particolarmente sentita, infatti, la spinosa questione delle ferie natalizie per il personale con contratto a tempo determinato, caldamente invitato a farne richiesta durante la sospensione delle lezioni. Non si parla di negazione di un diritto ma della determinazione strumentale del suo utilizzo: è stata quindi chiesta una revisione delle modalità di fruizione delle ferie per il personale non di ruolo. Ci si domanda il motivo ostativo, a fronte anche di una giurisprudenza a favore dell’indennizzo sostitutivo del mancato godimento delle ferie, per quale motivo i docenti e il personale Ata a tempo determinato debbano chiedere ferie durante la sospensione delle attività didattiche.

Situazione generale e problematiche della scuola pubblica

Il quarto punto all’ordine del giorno ha trattato una panoramica generale della situazione del sistema scolastico italiano, con particolare attenzione alle problematiche strutturali e organizzative che affliggono le scuole. Fra i temi centrali affrontati nel vivace dibattito con la platea, vi sono la scarsità di risorse destinate alla scuola pubblica e la crescente difficoltà nel reperire personale docente nelle aree periferiche delle grandi città.

I rappresentanti Fe.N.S.I.R. hanno espresso preoccupazione per la mancanza di investimenti adeguati nelle infrastrutture scolastiche e nelle risorse didattiche, timore che si lega in maniera diretta alla difficoltà di garantire a tutti gli studenti pari opportunità di accesso a un’istruzione di qualità, in un contesto di crescente disuguaglianza territoriale.

Ricorsi e azioni legali per i diritti dei lavoratori

Infine, è stato trattato il grande tema dei ricorsi e delle azioni legali a difesa dei diritti dei lavoratori scolastici. Fe.N.S.I.R ha rassicurato la platea sulla presenza e l’impegno della sua rete di supporto legale sempre attiva e sensibile alla tutela dei diritti dei lavoratori.

Le assemblee sono quindi volte al termine con il rinnovamento di un impegno: quello di proseguire la mobilitazione per il miglioramento delle condizioni della scuola. La promessa di monitorare la situazione nazionale e locale è un dovere che i rappresentanti Fe.N.S.I.R sentono nei confronti di tutti gli iscritti, con azioni concrete e visibili.
La numerosa partecipazione alle prime due assemblee milanesi e l’attenzione mostrata sui temi sono stati segnali chiari del desiderio di una scuola più equa e sicura, a misura di tutti i suoi protagonisti: Fe.N.S.I.R. vuole essere parte attiva di questo cambiamento.

SCUOLA D’ESTATE: STANZIATI 400 MILIONI, MA RESTANO MOLTI INTERROGATIVI   

di Roberta Granata*

L’aveva anticipato nei mesi scorsi.  

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato il decreto che stanzia 400 milioni di euro per finanziare attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze per il periodo di sospensione estiva delle lezioni. Il provvedimento, che interessa gli anni scolastici 2023/24 e 2024/25, ed è su base volontaria, è destinato alle scuole primarie e secondarie statali e paritarie non commerciali. 

Un provvedimento annunciato, dunque, che potrebbe coinvolgere un numero che sfiora il milione di studenti appartenenti a primaria e secondaria di primo e secondo grado.  

Il titolare di Viale Trastevere in un comunicato ha espresso soddisfazione per il progetto in favore di “…una scuola che sia sempre più un luogo aperto, parte integrante della comunità per tutto l’anno, realizzando attività di aggregazione e formazione soprattutto per i bambini e i ragazzi che, in estate, non possono contare su altre esperienze di arricchimento personale e di crescita a causa delle esigenze lavorative dei genitori o di particolari situazioni familiari”.  

Plaudono quindi le famiglie, che da tempo lamentavano un periodo di interruzione delle lezioni troppo lungo; la fatica di “collocare” i ragazzi in centri estivi o da parenti è indubbiamente un problema, a cui però non diamo così per scontato che sia la Scuola a dover pensare.  

La Fensir solleva infatti alcuni interrogativi .  

Il numero di giorni di lezione da noi non è inferiore a quello che si effettua altrove, ma c’ è una diversa distribuzione: si pensi per esempio alle vacanze  ogni due mesi della Germania . Per semplificare: cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia. 

L’Italia è in effetti l’unica nazione in cui i cancelli si chiudono l’8 giugno e si riaprono a metà settembre, ma ricordiamo al Ministro che ciò è dovuto anche alle temperature che si registrano nel Bel Paese e alla totale assenza di impianti di condizionamento nelle aule. Siamo così certi che a poco meno di due mesi dall’avvio delle vacanze si riuscirà a trovare una soluzione?  

Ultima, ma a nostro avviso più importante questione: il Ministro propone un arricchimento di esperienze e una diversa occasione di aggregazione o un babysitteraggio gratuito ? Perché i docenti non sono certo disposti a sacrificare la loro professionalità.  

La Fensir sottolinea quindi l’incoerenza tra  l’ obiettivo socio-culturale proposto e gli obiettivi che le famiglie chiedono di perseguire  da tempo con un refrain fin troppo conosciuto “i docenti hanno tre mesi di ferie”.  

Forse il Ministro si dimostra per l’ennesima volta sensibile alle famiglie, ma poco nei confronti del personale della scuola?  

Come dicevamo, mancano una manciata di settimane alla chiusura dell’anno scolastico e per l’ennesima volta dirigenti, docenti e personale ata dovranno mettere in piedi una macchina organizzativa in fretta e furia, considerando inoltre la “volontarietà” della partecipazione.  

Segretaria Fensir Sadoc Lombardia